da fabrizio » 23 dic 2022, 22:28
Il nodo ferroviario di GENOVA
Per la stazione di Genova Principe v’era grande spazio disponibile e, data la ben nota complessità di quel nodo ferroviario, l’occasione era d’oro per introdurre novità tecniche e per creare un ambiente molto somigliante alla realtà. La rete di binari fu arricchita da uno “scambio inglese doppio” manuale e da uno “scambio inglese semplice” elettrico: i due dispositivi, inseriti nel sistema generale di scambi destri, sinistri ed incroci costituivano la chiave per le più complesse manovre. I binari di corsa erano 1°, 2°, 3°, 4°, cui si aggiungevano i binari di testa 5°, 6° , 7°, 8°. Dal nodo si staccavano i due binari 1° e 2° diretti a GE Sanpierdarena, altri due binari diretti allo smistamento ed al deposito di GE Rivarolo (diramazione su 6 binari) ed infine un raccordo diretto al porto ed alla Darsena Petroli. All’imbocco della galleria con gli scambi in direzione di Pisa i quattro binari ebbero in dotazione i relativi segnali a disco rossi/verdi, purtroppo spenti causa l’anomalia di polarità dell’intero impianto (difetto citata nella pagina precedente). Particolari cure per simulare la realtà furono dedicate al Fabbricato Viaggiatori, circa il salone d’ingresso dalla piazza, con colonnato e soffitto vetrato, il varco nell’edificio fra il fascio binari corsa ed i binari di testa; la pensilina speciale del 1° marciapiede dotata di grande vetrata verticale; i quattro marciapiedi principali con pensiline normali, sottopassaggi e salette vetrate di aspetto ad ogni marciapiedi (per le giornate ventose). Il movimento treni era frazionato in due settori: a)- binari di corsa e di testa e b) binari di manovra e di smistamento e poteva essere impartito indifferentemente dal Posto Comando di GENOVA o dal Posto Comando Centrale di BASILEA. Ciò era possibile mediante il quadro sinottico sperimentale, (cfr. foto 45) appositamente ideato e realizzato ruotabile, con luci variopinte per essere inconfondibile anche da lontano (cioè da “Basilea”).
Tutto quanto non facente parte integrante della ferrovia e quindi caratteristiche ambientali, monti, mare, canale, vegetazione, nonché qli edifici più vari e la nave ormeggiata in porto furono auto-costruiti per un semplice scopo di completamento scenografico. A questo riguardo, per notizie precise vedere il Cap. 12.
I dettagli di questo impianto (tutt’uno di Genova P.P., con Rivarolo e Sanpierdarena) erano i seguenti:
in posto comando centrale BASILEA
N° 1 trasformatore CC con (separati) regolatore ed indicatore di direzione, per binari di corsa
N° 3 dispositivi speciali per facilitare manovre ed inversione di polarità
N° 1 schema per consenzo transito con comandi e luci avvuso
In posto comando locale GENOVA P-P-
N° 1 trasformatore CC con regolatore, apposito per parco e smistamento Rivarolo e Sampierdarena
N° 1 schema luminoso con comandi per deviazione treni
N° 1 quadro sinottico di piazzale e smistamento genovesi, a più luci
4 leve dei binari di corsa
24 pulsantiere avvio
8 comandi manuali per scambio inglese doppio
4 comandi per scambio inglese semplice (cfr. Cap. 13)
6 comandi scambi normali
20 segnali
1 Cabina deviatori mod. normale (A)
1 Cabina deviatori mod. architettonico anni’30 (B)
1 Posto di blocco (C)
1 deposito carbone
1 deposito acqua
1 colonna idraulica
La documentazione fotografica (Ved. PARTE II) illustra bene la complessità dell’impianto..
DETTAGLI, PROBLEMI e SOLUZIONI
Prima di parlare di plastico, mi sembra giusto inquadrarne la tipologia e l’importanza assegnatagli perché è da tali aspetti che derivano difficoltà, impegno, tempi, costi, durata di vita.
Quando vì sono serie necessità tecniche e disponibilità finanziaria, tutto è semplicissimo: basta rivolgersi ad un modellista di professione. Non molti sono a conoscenza di questo genere di lavoro, molto richiesto in certi settori e, se valido, benissimo remunerato, tale da motivarne una scelta professionale di vita per chi ne ha l’attitudine. Committenti? Industrie petrolifera, petrolchimica, impiantistica, ……,, per non parlare di urbanistica, architettura, difesa del paesaggio.
Ne è nato un artigianato di nicchia che produce e fornisce infinita quantità di plastica sotto forma di cilindri, tubetti colorati, solidi, grigliati e scalette per la progettazione chimico-industriale, ma anche dettagli standard semilavorati in scala per l’edilizia, l’ingegneria navale, l’aeronautica ed infinei particolari tecnici e paesaggistici per i fermodellisti.
Nell’ipotesi che un plastico ferroviario debba venire esposto al pubblico sarà relativamente facile associare un gruppetto di amici volenterosi pronti a collaborare, a costruire un piano di appoggio, ad installare l’itinerario di binari, comprare un assortimento di edifici ferroviari e di elementi paesaggistici concludendo poi con l’assemblaggio del tutto, curandone l’estetica.
Il mio caso era ben diverso. Andando in pensione, io non volevo intristire contando le ore in un bar o seduto sulla panchina di un parco. Perciò, decisi che dovevo abituarmi all’idea di lavorare di fantasia, di cervello e di mano per un periodo presumibilmente assai lungo. Non conoscendo alcun appassionato di trenini nel uogo ove vivevo, avrei lavorato da solo, salvo qualche aiuto sporadico in caso di complicazioni. Nella vita lavorativa ero stato abituato alla precisione del centesimo di mm, all’attività manuale minuziosa, alla soluzione di problemi complessi di matematica, di grafica, di creatività. Il complicarmi da me stesso il lavoro mi avrebbe aiutato a rimanere cerebralmente e manualmente attivo. Qualcuno obietterà: “Ma tu, alla tua età non ne avevi di nipotini?” Certo che ne avevo; all’inizio, un bimbo di cinque ed una bimba di tre anni. Curiosi ed entusiasti nel vedermi lavorare ma, sapete, il tempo corre. A sette e cinque anni mi aiutarono con cartacce, colla ed acquerelli a costruire le montagne della Svizzera con la cartapesta, alla maniera dei carri carnevaleschi di Viareggio. Tuttavia, l’anno successivo già si dedicavano ai telefonini ed ai giochi elettronici. Più tardi presero a guardare con commiserazione il nonno che si divertiva col trenino, perché loro avevano impegni più seri per lo studio. Altra generazione, altri interessi… inutile recriminare.
Tornando al plastico, una volta posati i binari con gli scambi e la rete elettrica, il mio divesivo stava nel costruire i dettagli. Dettagli veloci, gratuiti, evocativi, non esagerate miniature d’arte destinate alla vendita. Ecco che i piccoli rottami da buttare (di legno, plastica, gomma, sughero, ma non metallo per evitare corti-circuiti) potevano divenire con molta fantasia e poco lavoro di aggiustamento degli elementi utili. Ecco alcuni esempi, di cui qualcuno illustrato in Fig. 15:
- un bigodino di mia moglie Il serbatoio dell’acqua sorretto da travature
- un cucchiaio di rena dell’Elba tinto Il mucchio prismatico di carbone per locovapore
- contenitore di polistirolo per gelati Il tetto di stile nordico per palazzi ad AMBURGO
- contenitore di cassata siciliana Il tetto bianco con righe (antivalanga) a staz. AIROLO
- aghi per iniezioni ipodermiche I lampioni stradali e negli impianti ferroviari
- custodie protettive degli aghi Le colonne di facciata per edifici
- paletta trasparente di plastica per caffè Elemento singolo per le grandi vetrate di AMBURGO
- vecchia radiografia polmonare Vetrata di copertura affumicata, per la grande stazione
- tubicini di spray, refill di biro in plastica Pali assortiti per lampioni e segnali
- pezzetti di LEGO piccoli, rossi/celesti Su 4 pali, segnali di via con N° d’instradamento
- spilli di plastica con disco per bigodini Opportunamente tinti, segnali “avviso in linea”
E così via……..
I frequenti colori vivaci, oltre a rendere più allegro il paesaggio, aiutavano a vedere meglio da lontano i particolari ferroviari più minuti, quali segnali, cartelli, marmotte ecc.
Econ questo ultimo invio è davvero tutto.
- Allegati
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- BRESSANA BOTTARONE - prospettiva
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- BRESSANA BOTTARONE - dettaglio stazione
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- BRESSANA BOTTARONE Gallleria Giovi
fabrizio romoli detto "faber"
senior citizen who plays with the true model train, constantly looking for new horizons