Torniamo a parlare di treni italiani fatti a Vicenza, che a me sembra se ne sia parlato tanto dicendo poco.
Vado un po a casaccio, cercando di non andarci.
Dunque: nel 1966 è pronto il modello della E646 seconda serie, con la gradita sorpresa della sorella forzuta E645, che non era stata annunciata.
Con queste, Lima vuole dimostrare di saperci fare sul serio, e ci riesce: scala 1:87 pressoché esatta, dettagli fini e finissimi (dei finissimi non se n'è mai accorto nessuno, perché realmente tali), mancorrenti in metallo, nuovi pantografi simil 52 ben più eleganti dei precedenti arcaici.
Con le sue articolate, Lima inaugura la sua nuova filosofia di colorazione, cioè cassa stampata con plastica di uno dei due colori del prototipo, e l'altro colore applicato a spruzzo. Prima di allora, se un modello vicentino si graffiava, il segno appariva nero. Da quel momento, la nuova tecnica si diffonde rapidamente su tutti gli altri modelli, che perdono la loro tipica opacità profonda, per armonizzare la lucentezza delle vernici con quella della plastica colorata nell'impasto. Cosicché, le motrici passano dall'essere cotte da sole e salsedine all'essere appena uscite di fabbrica o dalla Revisione Generale.
Tornando alle articolate, esse adottano il nuovo motore ad asse orizzontale "G", apparso due anni prima sul TEE RGP "Moncenisio". I carrelli sono nuovi e ben rispondenti a quelli delle locomotive vere; rimane però una caratteristica "vecchia" di Lima: l'aggancio smontabile, fissato con una vite al telaio del carrello. Aggancio che appare sempre nero, sul marrone del suddetto telaio.
Ora: questi bei carrelli, erano però un po larghi; le fiancate, ben dettagliate, si affacciavano un po troppo da sotto i longheroni del telaio; questo su 645/646, 424, 342.
Poi, in quello che, da ricerce personali, ritengo sia il 1968 circa, Lima semplifica la costruzione, rendendo il corpo dell'aggancio parte integrante del telaio del carrello; e questo si vede perché il becchetto ne assume il colore marrone. Rimane nero solo l'occhiello. Con questa modifica, si approfitta per stringere un po la larghezza dei carrelli, rendendola più realistica: balestre, boccole, sabbiere, ecc, restando identiche, sporgono meno da sotto il telaio.
Ma c'è una cosa strana: nelle articolate, il carrello centrale rimane misteriosamente della precedente eccessiva larghezza, pur avendo accanto due gemelli correttamente più stretti. Ve ne potete accorgere posando su un binario una E645/46, e spingendone tutti i bordini ruota a perfetto contatto con una rotaia: il carrello centrale evidenzierà la sua maggiore larghezza. Non solo. Che tale carrello sia rimasto non modificato si evince anche dal fatto che possiede ancora la predisposizione per il precedente aggancio smontabile: osservandolo da sotto, la piastra metallica ferma assi, su una delle due testate del carrello, va a coprire, e ad avvitarsi, proprio sulla sede dell'ex aggancio.
Perché Lima abbia lasciato per sempre il carrello centrale del primo tipo, mentre quelli accanto si sono evoluti, è davvero un mistero, almeno per me.
Oh, con "per sempre" intendo davvero per sempre: provate a girare sottosopra un Caimano, immesso a catalogo nel 1976, che quindi di ganci smontabili non ne ha mai avuti, e troverete la sorpresa.
Torniamo poi un attimo agli occhielli.
La levetta sottostante, che fa da contrappeso, fino al 1968 è piatta ed inclinata in avanti. Dal 1968 finisce con un uncino, ed è sempre mediamente verticale. Deve essere pura coincidenza se, proprio nel 1968, Lima mette in catalogo il suo primo binario sganciavagoni.