Talgo49 ha scritto:Grazie per la pronta risposta, ora tutto mi è chiaro. La locomotiva, come la mia 2-6-6-2 e come al vero, aveva il gruppo motore posteriore fisso; limando i bordini centrali e alcuni trucchetti accessori hanno risolto il problema.
Molto interessante la storia del tender. La mia domanda sul tender derivava dal fatto che Bowser proponeva per la sua Challenger un tender con due carrelli a tre assi vagamente similare al Centipede, pertanto mi chiedevo se lo stesso tender fosse stato usato per la Big Boy, come Rivarossi che ha usato i Centipede sia per Challenger che Big Boy. Il fatto che il tuo modello abbia un Centipede in plastica chiarisce il tutto. Monogram (non Revell, anche se a suo tempo Monogram fu assorbita da Revell) produsse dal 1984 al 1986 un modello della Big Boy in plastica; si trattava di un modello statico e non motorizzabile e fu disponibile non solo con decal Union Pacific ma anche con decal (di fantasia) DM & IR e B & O. Bowser creò un kit per dotare il Centipede Monogram di presa di corrente per la trasmissione verso la locomotiva, questo kit si vede in modo chiarissimo proprio sul sito che hai proposto dove si vede il lato inferiore del tender con tutte la parti in ottone del kit Bowser.
Insomma qui si chiude il cerchio.
Talgo49
Ciao, il kit Revell l'avevo acquistato a suo tempo, in cerca di decals e parti utili. Tieni conto che il carrello anteriore del tender non ha un'escursione laterale sufficiente, deragliava costantemente, per cui tramite un supporto l'ho collegato alla prima vite che tiene la piastra sulle ruote fisse. Ho aggiunto anche una linguetta prendicorrente e una molla che gli da la pressione necessaria, in modo tale da rendere anche le ruote del carrello elettricamente connesse. Se hai visto la foto del mio plastichetto, beh, far girare questo mostro su raggi così stretti è brutto da una parte, visivamente, ma dall'altra è una soddisfazione incredibile, perché per me il fermodellismo è questo, sporcarsi le mani, l'odore di grasso e motori caldi, imprecazioni notturne mentre cerco sul pavimento rondelle microscopiche, viti e mollette, oppure esultanze a là Tardelli sul 3-1 alla Germania, nel ritrovarle, oppure nel trovare la soluzione ad un problema, insomma qualcosa di epico e un po' buffo, che ovviamente ha il suo terreno migliore nella produzione Rivarossi (e non solo) di un tempo, quando i modelli li potevi maneggiare (già solo tirarli fuori dalla scatola) senza le precauzioni di uno sminatore dell'esercito, e li facevi girare per ore senza paura di perdere questo o quell'altro, di distruggere ingranaggi in plastica o pantografi da oreficeria, affontando curve e salite improbabili, con una marea di vagoni eterogenei al seguito. Lo so che è una visione meno modellistica e più ludica, ma d'altronde ci sono nato e cresciuto, ammiro i modelli attuali (peraltro mi sembra, dopo un'abbuffata iniziale, che abbiano capito che la maggior parte degli aggiuntivi debbano essere montati in fabbrica e soprattutto metallici), ho anche qualcosa di più recente, 464 Vitrains, E626 Roco, E444R, E424 XMPR, E402A/B, tutti Rivarossi, ma se prendo in mano l'E424 001, il 636, la 691, la disarmante semplicità del 626 serie verde, con i pantografi fissi e la cassa in bachelite rossastra non verniciata oppure il bombolone, il 428 e la 685 Fleischmann, l'AE 6/6 e il Re 4/4 Marklin HAMO, l'Ae 4/4 Trix Rivarossi, tanto per citarne alcuni, beh, per me non c'è storia. Buona serata a tutti e scusate la divagazione. :)