Fermodellismo HO nell'America del dopoguerra



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"E' il link del bellissimo sito dedicato alla storia della vecchia Rivarossi.
Già da tempo in contatto con loro, abbiamo insieme deciso di creare una sezione del forum dedicata al loro sito.
Naturalmente per prima cosa, per chi non l'avesse ancora fatto, vi consiglio di andare a visitare il sito http://www.rivarossi-memory.it e di studiarlo per bene visto che contiene buona parte della storia del fermodellismo Italiano per poi venire qui e parlarne con noi e con loro!
Vi aspettiamo numerosi!!!
Lo staff di ferramatori.it e di rivarossi-memory.it"

Re: Fermodellismo HO nell'America del dopoguerra

Messaggioda Oliviero Lidonnici » 1 mag 2018, 10:05

Max 851 ha scritto:.............. come vecchio Maerklinista mi corre l'obbligo di fornire qualche approfondimento circa i presunti binari Maerklin a "due rotaie". In realtà i binari di cui alla pubblicità USA del 1953 sono quelli della serie "modello" e sono ancora a "3 rotaie c.a.".....................
Massimiliano

Grazie Max! i tuoi interventi sono necessari oltre che graditi. Per dire tutta la verità, prima di compilare questo mio breve accenno su Maerklin ero stato tentato di disturbarti telefonicamente per qualche consiglio in merito. Poi (pigramente :D ) ho contato sul fatto che comunque avresti corretto le mie inesattezze, partecipando di tua iniziativa.
Riguardo all'argomento che sto trattando si rafforza comunque il concetto che voglio esprimere: come stava tentando di fare Rivarossi, anche le ditte tedesche sentono l'esigenza di adeguare il loro prodotto (al vero o......"per finta?" :lol: ) al ricco mercato americano
Nell'occasione aggiungo un dato.
Come ci ha spiegato l'amico Max, la pubblicità di Maerklin è, almeno in parte, ingannevole: questa ditta è troppo legata alle sue (notevoli) tradizioni e più che cercare di adeguarsi, cerca solo di attirare nuovi proseliti oltre-oceano. Al contrario Fleishmann sta seguendo di pari passo (anzi dovrei dire "anticipando") il percorso di Rivarossi: ricordiamo queste date.
• 1949 Fleischmann lancia come primo produttore europeo un modellino ferroviario su scala 0 a corrente continua e due conduttori.
• 1952 Lancio della scala H0.
• 1953 Fleischmann è costantemente presente sulle riviste USA del settore e produce materiale americano per gli americani,
E c'è poi un altro dato che mi piacerebbe valutare, che personalmente non sono in grado di farlo ma solo di proporlo. Siamo a conoscenza che in quel periodo il "protezionismo" americano aveva imposto pesanti dazi ai prodotti importati europei, per questo fatto il marchio Rivarossi non appariva e se appariva veniva mascherato dietro il nome dell'importatore presentato come ditta "indigena" e quindi "esentasse". Invece, da quanto appare negli inserti pubblicitari che ho ritrovato, non sembra che la cosa preoccupi le "tedesche" che spocchiosamente firmano in prima persona il loro prodotto lasciando in secondo piano l'importatore. Evidentemente i tedeschi non si preoccupavano dei dazi, contando sul fatto che la qualità dei loro prodotti avrebbe aperto i borsellini americani " a prescindere" (come avrebbe detto Totò)..? Yellow_Flash_Colorz_PDT_02 :-o :lol:
Cordiali saluti
Oliviero
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Re: Fermodellismo HO nell'America del dopoguerra

Messaggioda Massimo » 1 mag 2018, 13:36

oro colato Oliviero!


P.S:
Ricordo, nell'intervista che ci concesse (a me e a Giorgio Giuliani) Alessandro Rossi a Cortina, come nei suoi ricordi giovanili (forse bambino) il suo primo treno fosse stato un Trix a tre rotaie. Fu un ricordo vivido, assolutamente credibile, apparso improvvisamente con una freschezza straordinaria nel mezzo di un discorso e senza nessuna forzatura da parte nostra. Forse Alessandro si commosse anche al ricordo che la mamma costruì per lui una stazione con scatole vuote di fiammiferi.
Un flash back fenomenale, difficile da rintuzzare in fondo alla memoria, e che ci segnala le origini della passione fermodellistica di Alessandro.
Ancora OT... scusa Oliviero!
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Re: Fermodellismo HO nell'America del dopoguerra

Messaggioda thedoctor » 1 mag 2018, 15:06

Scusa Max ho riletto adesso sul sito l'intervista,ma Rossi dice che il treno regalatogli da bambino era della Meccano e giustamente fra parentesi avete scritto "HORNBY!",sicuramente per rimarcare il destino avuto nel 2004 dal gruppo RR!.

Parla di Trix come riferimento per le migliorie poi da lui intraprese,per esempio l'uso della CC....
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Re: Fermodellismo HO nell'America del dopoguerra

Messaggioda Massimo » 1 mag 2018, 15:26

:oops: ooops!
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Re: Fermodellismo HO nell'America del dopoguerra

Messaggioda Oliviero Lidonnici » 2 mag 2018, 1:44

Oliviero Lidonnici ha scritto:Già agli inizi del 1950 troviamo Märklin citato in articoli sulla rivista Model Railroad.
..........................
Già dopo un paio di mesi inizia la pubblicità vera e propria (di Märklin ).
.............................
Siamo arrivati al 1953 e Märklin si è adeguato al sistema a 2 rotaie (ma quanto è ambito questo mercato americano!)
Anche Fleischmann ...è della partita 8-)
E Rivarossi che fa? :lol:

Perdonate se mi auto-cito :oops: ma mi occorre per non perdere il filo del discorso Yellow_Flash_Colorz_PDT_02
Già nel 1950 Rivarossi deve aver compreso che il mercato americano si poteva penetrare solo con un prodotto di alto livello, possibilmente economico e supportato dall'offerta di un sistema completo, compatibile con gli standard di quel paese. Tutte queste cose al momento non erano alla sua portata. Inoltre doveva abbandonare definitivamente la tradizione e la tecnologia europea ed anzi creare un prodotto persino innovativo nei confronti di quello oltre-oceano per essere competitivo in quel mercato "pretenzioso".

Aveva già fatto un primo tentativo con la Hiawatha ma con scarso successo.
In un certo senso doveva ricominciare tutto da capo e rinnovare completamente la sua attuale produzione.

- Quindi suppongo che il 1951 sia stato un anno di ripensamenti e grandi (ma prudenti) progetti. Infatti non pubblica un nuovo catalogo, visto che i nuovi modelli non sono definiti e non ha ancora elaborato le nuove tecnologie necessarie a realizzarli. Quindi lascia stare momentaneamente il mercato americano ed inizia a migliorare la qualità del materiale che ha, iniziando dai motori in C/C a 12 volt: vengono montati magneti permanenti più grandi, probabilmente ritocca l'avvolgimento degli indotti e monta cuscinetti a sfere al posto delle boccole. In questo modo ottiene motori più potenti, scorrevoli e versatili che assorbono meno e pur progettati per i 12 volt potrebbero girare dignitosamente anche ai 6 volt degli impianti americani più vecchi.
- C'è da notare che questi motori non vengono montati sulla Dockside e neppure sull' Le 626. Mi permetto di ipotizzare che avesse capito che la prima non rispecchiasse gli standard modellistici USA e andava rifatta ed il secondo fosse addirittura invendibile in quel mercato. Intanto comincia ad elaborare due nuovi modelli di locomotive americane, necessariamente adeguate a quegli standard. A questo punto gli mancano i carri e le carrozze da far trainare alle suddette ma probabilmente non ha abbastanza energie (e finanziamenti) per questo ulteriore, gravoso impegno. Deve comunque iniziare a vendere queste locomotive almeno in Italia e in mancanza di meglio si accontenta di modificare i modelli già in catalogo per ottenere degli ibridi, accettabili dal poco esperto modellista nostrano e accoppiabili indifferentemente alle locomotive italiane ed americane.

- C'è poi da considerare un altro fattore (ma questa è solo una mia ipotesi!) che deve aver fermato momentaneamente Rivarossi. Probabilmente i nuovi materiali (nailon e polistirene) si stavano sviluppando ma forse non erano ancora alla portata di RR (o per problemi produttivi oppure economici: non cambia il problema). In questa ottica iniziare una nuova produzione di modelli basati sulla vecchia bachelite poteva essere uno spreco di risorse....forse meglio aspettare un poco?

Quando esce il catalogo del 1952 ribadisce il suo pensiero: deve essere H0 e rispettare le norme N.M.R.A.
TAVOLA 40-.catalogo 1952 04.jpg
Sintesi della lunga presentazione che apre il catalogo del 1952

TAVOLA 41 (NUOVE LOCOMOTIVE 1952).jpg
Ecco i due gioielli innovativi su cui basa la "riscossa americana"......ma ci vuole ancora un po' di tempo.
Nota: non ho mai compreso perchè la FM sia stata presentata (graficamenta) così male....forse non era ancora pronta?

e per carrozze e carri?.....si "arrampica sugli specchi" (x) :cry: (x)
TAVOLA 42 toglie respingenti a carrozze.jpg
Sulle carrozze c'è poco da dire e del resto il catalogo lo dichiara apertamente: sono i modelli italiani senza respingenti e cassa delle batterie

E per i merci?
Qui il discorso è più complesso. Evidentemente Rivarossi aveva già cominciato a progettare carri americani e aveva iniziato con gli elementi più difficili: i carrelli. Come se non bastasse (e come abbiamo detto) il suo prodotto non solo doveva essere pari al corrispondente americano ma più innovativo.
Da quanto mi risulta o almeno dai modelli in mio possesso... o che comunque ho potuto vedere dal vero, (molti) carrelli americani di quell'epoca erano realizzati in fusione di lega di zinco e abbelliti con mollette di acciaio (ma non funzionanti) Rivarossi riesce a realizzare un carrello (modello Archbar) realizzato in tre parti mobili, con micromolle in acciaio effettivamente funzionanti e ne ottiene il brevetto.
TAVOLA 45 (1952) il Carrello Archbar.jpg
Il carrello Archbar Rivarossi, in lega di zinco e con micromolle funzionanti. Verrà in seguito commercializzato in America tra le parti di ricambio/accessori (il modellista americano era uso a comprare parti staccate per realizzare modelli auto-costruiti)

Ma attualmente non può (o forse ancora non vuole?) realizzare "veri" modelli di carri americani e quindi si accontenta di applicare i soli carrelli a carri italiani già in produzione. Però aggiuge al catalogo anche due splendidi carri cisterna (comunque dotati di respingenti)
TAVOLA 47 tutti i carri nuovi del 1952r.jpg
Tutti i carri "americanizzati" mediante l'aggiunta dei carrelli Archbar, del catalogo RR del 1952

Nella foto successiva si confronta un vecchio carro a due assi con il nuovo che utilizza stessa cassa e stesso telaio ma con i nuovi carrelli.
TAVOLA 48 evoluzione con carrelli.jpg
Sopra il carro originale, sotto quello modificato con i nuovi carrelli.

Così in catalogo si possono presentare dei treni che sembrano americani.
Tavola 49 convogli-tarocchi 1952.jpg
I convogli "taroccati" potevano essere accettati dal modellista italiano "di bocca buona" ma non credo che Rivarossi abbia tentato di venderli in America.
Però venderà con successo le locomotive.


Saluti da Oliviero
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Re: Fermodellismo HO nell'America del dopoguerra

Messaggioda Oliviero Lidonnici » 3 mag 2018, 0:56

LA NOTTE PORTA CONSIGLIO
ovvero puoi guardare 99 volte una cosa ma la vedi (bene) solo la 100°
Osserviamo meglio il capolavoro RR del 1952: è davvero uno splendido modello che ormai non ha niente da invidiare ai modelli americani coevi!

TAVOLA 51- Locomotiva L SP-R.jpg

Se guardiamo con attenzione il tender.....

TAVOLA 50 CARRELLI Archbarjpg.jpg
Lo stesso carrello Archbar realizzato per il tender della L SP/R viene montato nei nuovi carri "americanizzati"


Quindi il carrello è stato progettato per la locomotiva e contestualmente è stato sfruttato per realizzare (in tempi ridotti e con investimenti contenuti) dei carri che avessero una parvenza americana (almeno per il mercato nostrano) in attesa di poter realizzare veri carri americani. Ma almeno i carrelli erano pronti :mrgreen:

Una riflessione: tra i convogli presenti nel catalogo 1952 troviamo che i carri pseudo-americani vengono proposti al traino di tutte le locomotive americane con l'esclusione della L SP/R che si vende esclusivamente come modello singolo. Mi chiedo il perchè.....forse non volevano "sporcare" il modello migliore accoppiandolo con carri improbabili?

Saluti da Oliviero
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Re: Fermodellismo HO nell'America del dopoguerra

Messaggioda Massimo » 3 mag 2018, 9:47

dice Oliviero: "...Quindi il carrello è stato progettato per la locomotiva e contestualmente è stato sfruttato per realizzare (in tempi ridotti e con investimenti contenuti) dei carri che avessero una parvenza americana (almeno per il mercato nostrano) in attesa di poter realizzare veri carri americani. MA ALMENO I CARRELLI ERANO PRONTI..."

Ottima ipotesi Oliviero, che condivido pienamente. Si nota come Alessandro Rossi andasse cauto nel proporre novità di autentica impronta fermodellistica (americana) senza la necessaria copertura economica proveniente dalla vendita di modelli più o meno obsoleti ma che garantivano la necessaria copertura finanziaria.


Dice ancora Oliviero: "...forse non volevano "sporcare" il modello migliore accoppiandolo con carri improbabili?..."
a guardar bene erano improbabili anche i carri italiani!
Massimo

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Re: Fermodellismo HO nell'America del dopoguerra

Messaggioda Oliviero Lidonnici » 3 mag 2018, 10:57

Grazie Massimo.
Anticipiamo un attimo, guardando il "futuro" catalogo del 1954 (NOTA:devo ancora parlare del 1953! [fischse7.gif] )... nel '54, esclusi gli "anonimi" convogli viaggiatori, scompaiono dal catalogo tutti i convogli merci farlocchi/americanizzati. Quindi si evidenzia come il fantasioso catalogo del 1952 fosse solo l'espressione di un momento di passaggio (di "sopravvivenza"). Rivarossi aveva certamente molte idee e molta "carne al fuoco" ma aveva bisogno di tempo per prepararsi (nuovo motore, nuovo sistema a due rotaie, nuove locomotive, carrozze "serie"..... e finalmente un vero convoglio americano :yahoo: ). Ma gli occorreranno due anni di tempo.
Saluti da Oliviero
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Re: Fermodellismo HO nell'America del dopoguerra

Messaggioda Oliviero Lidonnici » 3 mag 2018, 23:48

1952: RIVAROSSI CI RIPROVA
Mediante gli inserti pubblicitari "Polk's Hobbies" sulla rivista Model Railroader, possiamo vedere che i due nuovi modelli di locomotive Rivarossi (1952) sono presenti anche sul mercato americano. Ma il nome Rivarossi è nuovamente scomparso :cry:

TAVOLA 55 ott-nov.1952.jpg
Al centro, nell'inserto di ottobre 1952 troviano la FM assieme a Hiawatha, B&O Switcher e Minobus;
a novembre (a destra) c'è anche l'Atlantic L SP/R
Si nota che le immagini mostrate sono le stesse del catalogo italiano Rivarossi.+

TAVOLA 56 nov 1952.jpg
Particolare ingrandito dell'inserto di novembre 1952

Il Kit della FM viene offerta a 12.50$, la Hiawata (montata) costa 19.95$ e il kit della (brutta) Dockside è ormai salito a 9,95 (14,95 montata)
Non mi pare che sia segnato il prezzo della L SP/R

A gennaio del 1953 stranamente troviamo un trafiletto con la sola B&O Switcher (alias L B&O/R, alias Dockside)
TAVOLA 57. gennaio1953.jpg
La brutta locomotiva pare sempre presente. I casi sono due o Polk ne aveva ancora molti esemplari invenduti in magazzino, oppure la L B&O/R aveva, tutto sommato, trovato estimatori tra i modellisti locali meno pretenziosi.


Saluti da Oliviero
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Re: Fermodellismo HO nell'America del dopoguerra

Messaggioda Oliviero Lidonnici » 5 mag 2018, 0:27

TAVOLA 58 pubblicità VARIE.jpg
Esempio di inserti pubblicitari di diverse ditte USA di materiale per fermodellismo (1950-53)

All'inizio abbiamo accennato alla Varney e alla Mantua ma occorre ricordare che le ditte che producevano sistemi completi e/o accessori di alta qualità per il fermodellismo, nell'America del dopoguerra, erano moltissime. Era un mercato di alto livello, ampio e diversificato ma anche difficile e protezionistico.
In questo mercato Rivarossi aveva mosso i primi passi nel 1948 e già nel 1950 Marklin aveva iniziato a guardare ad ovest.
Avevamo già iniziato questo discorso e per il 1953 avevamo visto questo:

download/file.php?id=28876&mode=view

a cui aggiungiamo questo inserto:
TAVOLA 59 Fleischman 1953.jpg
Fleischman entra in forze, con un intero sistema, con motrici e carrozze in stile americano e firma nitidamente col proprio marchio.

Ora vediamo e commentiamo questo inserto pubblicitario di Polk dedicato a Rivarossi (finalmente citato in modo chiaro)
TAVOLA 60 Rivarossi 1953.jpg
Pubblicità di Polk/Rivarossi sul numero di dicembre 1953

Ingrandiamo la parte di testo più interessante per cercare di leggerlo:
TAVOLA 62 (ingrand. della preced.).jpg
Testo pubblicità di dicembre 1952

Interpreto e sintetizzo quello che ho capito (tengo a precisare che non ho mai studiato l'inglese ma la cosa non mi preoccupa -1- )
Esordisce con un: "GUARDA CHE FA RIVAROSSI PER TE"
Poi loda le qualità della locomotiva e ne descrive le caratteristiche tecniche puntualizzando le due possibili versioni (C.C. a due rotaie e C.A a tre)
E qui che definisce "Sistema Fleischmann" il primo e "Sistema Marklin" il secondo....... Ma i modelli costruiti in America come sono fatti? ......HAAA! dimenticavo: son cose dell'Altro Mondo (x) :lol: :evil: .......Magari non all'altezza di Rivarossi? :oops: :? :cry:
Poi propone il "TRENO PASSEGGERI AMERICANO" composto dalla "nostra" Atlantic L SP/R che si tira dietro tre carrozze Fleischmann (o eventualmente Marklin a seconda del numero delle rotaie :? ).
Se personalmente questa cosa mi ha fatto inc.... [ops.gif] ...innervosire un pochino :evil: chissà come l'avrà presa Rivarossi? In fin dei conti in quel momento non poteva sperare di meglio (?) ed è un pò colpa sua: ha solo due locomotive (diciamo al massimo 3 e mezza), nemmeno un carro (le mezze centoporte a due assi erano state sepolte nel 1951) e soprattutto non propone un sistema completo come fanno le "tedesche"
Ma Lui aveva aperto la strada nel 1948, certo in modo molto dimesso e quasi di nascosto (a causa delle tasse di importazione). Appena riesce a fare una locomotiva decente, arrivano questi spocchiosi tedeschi, forti di esperienze pluridecennali, tanti soldi e al grido di "Bella idea! Veniamo pure noi in America e ci prendiamo il mercato!" .......
Sono tutte mie fantasie? Probabilmente si ma continuo a supporre che Rivarossi (visto che aveva iniziato col tre rotaie) se nel 1947/48 avesse visto una sua locomotiva girare su un plastico Marklin (...in Germania!) sarebbe stato assai orgoglioso. Ma qui in America forse si aspettava di vedere la sua loco (a due) girare su un plastico di Varney o di Mantua.............
BISOGNAVA CORRERE AI RIPARI.......SUBITO!

Saluti da Oliviero
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