Contro il mito della Scala 1:80



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Re: Contro il mito della Scala 1:80

Messaggioda Massimo » 18 nov 2016, 8:15

esatto Karolus, hai completato perfettamente il mio pensiero.
Ricordo ancora infatti come in quell'occasione AlessandRRo Rossi ci disse come, nel progettare un'auto (Pocher), alcuni dettagli estetici risultassero non solo poco visibili (a prescindere dalle diottrie di ognuno e dalla capacità di osservazione), ma che diventassero esteticamente poco influenti, dato che al vero, quei dettagli apparivano molto più visibili a causa dell'attenzione che si prestava agli stessi.

Un esempio stupido ma efficace: la maniglia delle partiere di un'auto ci appare sempre molto più grande perchè la osserviamo ogni giorno, più volte al giorno e dedicandole grande attenzione. In scala esatta, la percezione di quei volumi si ridurrebbero di molto.

Devo dire che oggi, nonostante le modernissime tecnologie e l'avanzamento della conoscenza, la catena in cabina della 940 HR, sarebbe, in scala, pari ai catenoni dei monumenti ai caduti
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Re: Contro il mito della Scala 1:80

Messaggioda Max 851 » 18 nov 2016, 10:46

Infatti! Premesso che ovviamente "de gustibus non est disputandum", per me il problema della riduzione in scala di un modello non è solo quello delle dimensioni, ma anche quello di riprodurre o meno, e come riprodurre, certi particolari. Il "catenone" citato l'avevo già notato nelle foto, e secondo me era molto ma molto meglio non riprodurlo per niente. Anche nel caso di alcuni particolari ricavati nello stampo anziché riportati - oggetto per lunghi anni di critiche o commenti negativi - per me alcuni particolari, se riportati, risultano inevitabilmente sovradimensionati e comunque in ogni caso fragili. Cito ad esempio, ripetendo che è una mia considerazione personale, il finto gancio sulla traversa anteriore delle locomotive Rivarossi che comparve verso il 1978 nell'ambito del processo di ammodernamento intrapreso (ceppi dei freni, motore nel tender, etc.). Ebbene, a me non è mai piaciuto perché chiaramente sovradimensionato, fragile, facile a perdersi e fastidioso per il funzionamento del gancio modellistico per quelle locomotive che lo avevano anche anteriormente (740, 940). Molto meglio il gancio accennato nella fusione della traversa come sulla 746, che per me resta il "top" delle locomotive a vapore italiane Rivarossi "classiche" .
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Re: Contro il mito della Scala 1:80

Messaggioda Oliviero Lidonnici » 18 nov 2016, 15:56

Sono sostanzialmente in accordo da quanto detto ma devo anche ribadire che il nostro comune accordo, nel giustificare le sproporzioni rivarossiane, è soprattutto psicologico oltre che affettivo. Siamo collezionisti di RR da decenni (vale anche per Max pur se prima collezionava Merklin....ma pure questa ditta nella vecchia produzione non badava molto alle proporzioni.....). Siamo quindi talmente abituati alla "forma Rivarossi" che quando vediamo un prodotto moderno, la prima impressione è che sia in qualche modo.... "sbagliato". Però se li confrontiamo uno accanto all'altro [lupe.gif] (RR con similare modello in scala corretta) mutiamo parere e con delusione comprendiamo che in realtà quello errato è il nostro amato RR.
E devo dire che questo non è un fatto recentissimo come, tanto per fare un esempio, basta osservare due modelli "storici" il locomotore (al maschile! :D ) E 424 ed il carro a sponde alte Ltm. Se confrontiamo le proporzioni (non parlo di scala) degli esemplari RR con i modestissimi Lima (...metà anni '60) devo riconoscere che i Lima (pur con tutte le limitazioni che volete) sono meglio proporzionati. Questo però non mi impedisce certo di continuare a collezionare (ed amare -2- ) Rivarossi!
Poi sono in accordo col discorso dei particolari fuori scala e delle "correzioni ottiche" applicate alla visione prospettica del modello; a questo argomenti vorrei aggiungere una nota sul colore. L'aria, in realtà, non è perfettamente trasparente. Se noi osserviamo un treno vero, per vederlo tutto, ci allontaniamo di decine di metri mentre un modellino lo osserviamo a pochi centimetri di distanza. L'intensità di un colore visto attraverso molti metri d'aria si attenua, quindi non dovremmo colorare un modellino con lo stesso colore del prototipo reale ma dovremmo utilizzare dei colori lievemente sbiaditi per simulare la visione del reale. Effettivamente i colori RR (almeno negli anni '50-''60) ho l'impressione che tenessero nel dovuto conto tale effetto ottico. Penso che anche l'intensità di un colore faccia "prospettiva": senza punti di riferimento, due oggetti di colori simili ma di diversa intensità: l'oggetto più "sbiadito" sembra più lontano di quello con colori più brillanti.
Saluti da Oliviero
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Re: Contro il mito della Scala 1:80

Messaggioda Dario Romani » 18 nov 2016, 19:20

Questa del colore attenuato rispetto al prototipo è una considerazione che sentii espressa per la prima volta dal compianto Marcello Serafini, fondatore del Club La Rotaia e delle mostre scambio ora conosciute come Happymodel.
+ Ciao da Dario Romani
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Re: Contro il mito della Scala 1:80

Messaggioda primodoc » 20 nov 2016, 14:17

Forse ripeterò cose già dette ma per alcuni, ad esempio io, complice anche la non più giovane età, la scala esatta non è importante. Poi esatta riguardo a cosa? Ad una norma uscita successivamente? Allora io dico qualsiasi riduzione in scala era allora accettabile e quindi ben venga la 1:80 che all'epoca aveva molte ragion i per essere scelta.

E poi quanta nostalgia dei vecchi modelli: non erano fedelissimi, poco importa, ma trasmettevano e trasmettono qualcosa che i bellissimi modelli di oggi, con le più avanzate tecnologie non riescono più a trasmettere.

Forse è la non più giovane età: si sa i "non più giovani" vivono di ricordi .........

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Re: Contro il mito della Scala 1:80

Messaggioda salvatore mammoliti » 21 nov 2016, 9:00

Ciao a tutti ,
da Rivarossiano vorrei dire la mia a riguardo. Concordo pienamente quanto detto da Oliviero , effettivamente siamo tutti figli della Rivarossi e nel bene e nel male ne subiamo l'influenza psicologica ma credo che per fare un buon modello non basti soltanto attenersi scrupolosamente alla scala e il riporto automatico di tutti i particolari. Nell'osservare il prototipo il nostro occhio oltre alla scansione generale si sofferma in alcuni particolari e tende in qualche caso ad esasperali o a sminuirli , questo i maestri incisori lo avevano capito da tempo e nella riproduzione del modello tendevano ad usare questa tecnica tra l'altro usata nella scultura. Le realizzazioni modellistiche attuali sono dal punto di vista riprodutttivo perfette ,cosi come nelle proporzioni ma a mio avviso mancano di carattere ,ovvero negli anni passati tutti eravamo in grado di capire se un modello era Rivarossi , Lima , Fleischmann o altro perche ogni marca aveva uno stile ,oggi dobbiamo necessariamente guardare il sottocassa che oltre al "Made in China " riporta la marca.
I modelli attuali, sono belli e perfetti ma non hanno "anima".
Saluti a tutti
Salvatore Mammoliti
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Re: Contro il mito della Scala 1:80

Messaggioda Dario Romani » 21 nov 2016, 9:27

Ho letto ora gli interventi successivi al mio ultimo,
Certo che l'intervento di Primodoc e anche gli altri vengono condivisi sotto il lato nostalgico.
Dal lato tecnico ribadisco che è inesatto affermare che i locomotori E428 ed E444 siano in scala 1:80 (sono solo un po' piu larghi per alloggiare il motore).
Bene, biasimo me stesso perchè tale affermazione l' ho fatta io scrivendo un articolo per il Bollettino FIMF del 1978 sul parco trazione elettrica FS, dove concludevo che il parco TE in scala 1:80, con l'elaborazione dell' E326 apparso pochi mesi prima, poteva considerarsi completo (avrei dovuto scrivere il parco TE omogeneo con Rivarossi).
Il parco 1:87 aveva appena visto la new entry dell' E626 Roco.
Quindi mea culpa ! se 1:80 generalizzato per Rivarossi sia entrato nell'immaginario collettivo e non si riesce a sfatare questo mito.
E dopo l' E626 Roco, giù improperi contro Rivarossi come una vera campagna pubblicitaria, per cui sembrava che coloro che non partecipavano e ancora compravano Rivarossi fossero degli sprovveduti inetti (e questo non lo potevo mandar giù).
Che poi ci sia affezionato a quei modelli come voi altri è un dato di fatto, alla faccia di quelli che ci hanno fatto del male.
Ultima modifica di Dario Romani il 24 nov 2016, 18:33, modificato 1 volta in totale.
Motivazione: Discussione principale riportata sul binario giusto
+ Ciao da Dario Romani
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