Guido Celandroni ha scritto:Le ferrovie hanno costruito altre stazioni identiche a questa, forse c'era un progetto che veniva replicato senza doverne rifare di nuovi.
Anche San Giuliano Terme, ce n'è una identica e qualche anno fa all'interno veniva fatta la mostra-scambio di treni.
Ma certo che c'erano progetti standard. Tutta la ferrovia si è basata su concetti industriali di standardizzazione, per cui per esempio, stabilite le caratteristiche funzionali che doveva avere un fabbricato viaggiatori di una data tipologia, si utilizzava un unico progetto edilizio per più stazioni di uguali funzionalità. Salvo, naturalmente, modifiche conseguenti a particolarissime condizioni locali oppure il caso delle grandissime stazioni, dove il progetto veniva redatto volta per volta, tenendo conto anche della specifica situazione urbanistica all'intorno. Poi, nel tempo, abbiamo avuto diversi stili architettonici di progettazione e costruzione, ma il principio è rimasto grosso modo invariato.
Per quanto riguarda invece i vetri staccati di fabbricati Modital-Rivarossi, sono d'accordo, nel restauro, sulla conservazione fin dove possibile delle caratteristiche costruttive originali, ma non dovremmo farci problemi eccessivi. Il Rhodoit (com'è chiamato in Germania) o Rhodoid (nome francese originario coperto da marchio industriale, composto dalla contrazione del nome della ditta che l'ha creato - Rhône-Poulenc - e dalla parola "celluloÏd") è una materia plastica piuttosto comune basata sull'acetato di cellulosa, in uso dal 1917. Non si compie certamente un falso storico nel restauro se si impiega un nuovo foglio di questo materiale per sostituirne pezzi vecchi. Io stesso recentemente ho agito in tal maniera nel sostituire il trasparente lacerato e scollato della scatola della mia ABL/R classe 1958.