Prototipi inusuali



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Prototipi inusuali

Messaggioda Talgo49 » 18 feb 2011, 11:17

Durante la recente discussione sulla L SP mi è venuta in mente un'osservazione sui criteri di Rivarossi nello scegliere i prototipi da riprodurre, soprattutto per quanto riguarda l'americano dei primi tempi. Normalmente un fabbricante sceglie di riprodurre le locomotive più popolari e diffuse, con l'ovvia intenzione di trovare un mercato di appassionati il più vasto possibile; Rivarossi ha invece scelto spesso dei prototipi fabbricati al vero in un numero limitatissimo di unità, ad esempio le Dockside, le L SP, le Hiawatha furono solo 4, le Krauss Maffei solo 6 e le 0-8-0 della IHB addirittura solo 3.
Coincidenze o precisa scelta commerciale?

Gianni
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Re: Prototipi inusuali

Messaggioda marco-c » 18 feb 2011, 11:57

Gianni,

Ti do una mia interpretazione, conoscevo Alessandro Rossi fin da quando ero giovane, ed ho avuto modo di conoscere bene la Sua "filosofia". La semplificazione dei particolari riportati era una Sua ossessione, perchè costavano, quindi nei suoi modelli inseriva (e qui sta la Sua arte) solo particolari riportati essenziali e indispensabili ad individuare le forme tipiche di quel modello/prototipo. Le linee essenziali, i particolari stampati, la verniciatura curata con scrupolosità (ancora oggi insuperata) e qualche tocco qua e là dovevano dare l'impressione di un modello curatissimo, a costi contenuti, specie per gli USA, dove contava più di tutto il buon funzionamento sui plastici. Ecco che riprodurre prototipi "inusuali" forse corrispondeva in pieno a questa "filosofia". Primo perchè essendo pochi prototipi e magari rari e poco documentati, tantomeno a volte non più esistenti in ferrovia reale e nei musei, rendeva più difficili i riscontri e critiche di esattezza di riproduzione. Poi perchè si evitava il confronto/scontro con altri modelli riprodotti più su vasta scala da ditte concorrenti, ed in fine un prototipo raro finiva per rendere più interessante ed anche più "esoticamente" desiderabile ed appetibile un modello.
Mi viene a mente un'altra possibilità (Alessandro era profondo conoscitore dell'Americano) cioè quella che il modellista americano, causa la vastità di compagnie ferroviarie, spesso si inventava una propria compagnia ferroviaria nella quale "immatricolare" modelli che in realtà erano di amministrazioni molto differenti. Quale occasione immatricolare con proprie insegne, nel parco della propia compagnia, e ciò era più facile se i modelli erano, sì reali, ma un pò rari, sconosciuti, avvolti nel mito e Alessandro lo sapeva ?
Ripeto, questa è una mia interpretazione della filosofia "Rossiana".
ciao
marco claudio
marco-c

 

Re: Prototipi inusuali

Messaggioda Talgo49 » 18 feb 2011, 12:19

Interessantissimo e certamente condivisibile. che bella esperienza hai avuto :)
Grazie

Gianni
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Re: Prototipi inusuali

Messaggioda Giorgio » 18 feb 2011, 13:50

Per il mercato americano, Rossi mi disse che i modelli da realizzare erano proposti era dell'importatore americano (PolK e poi Bernie Paul) che procurava disegni, foto e quant'altro, quindi in RR semplicemente realizzavano ciò che questi gli chiedevano.

La Dockside, come scrivo sulla Tesi, era già in produzione da parte di Varney che allora (1947) era distribuita dai F.lli Polk. Era realizzata in metallo e presumo che i Polk abbiano chiesto a Rossi di "copiarla" realizzando un modello in bachelite che fosse più economico .... e direi che ci riuscirono.
Per inciso questo non me lo ha detto Rossi, ma è una mia supposizione, che comunque ho sottoscritto.

Approposito di Tesi, visto che non si muove nulla penso di pubblicarla tramite "ilmiolibro.it" e distribuirla a richiesta tramite "La Fetrinelli", che mi sono un po' rotto le balle di aspettare.
Giorgio

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Re: Prototipi inusuali

Messaggioda marco-c » 19 feb 2011, 18:12

Giorgio,
certo che specie agli inizi (anni '50)i modelli erano proposti dall'importatore americano, ma l'arte di come riprodurli (particolari, chiodature, scritte, mancorrenti.......) era tutta di Rossi con i modesti mezzi che aveva a disposizione allora.
Poi negli anni 60-70 (epoca AHM) le scelte venivano concordate tra RR e importatori (tutti), perchè c'era l'esigenza della standardizzazione di particolari anche tecnici e meccanici per contenere i costi e valutare quale modello permetteva soluzioni in stile Rivarossi.
Sottolineo ancora che il mio scritto si basa solo su mie supposizioni in quanto ho avuto la fortuna degli anni '70 di scambiare molte opinioni e pareri tecnici con Alessandro e quindi di penetrare a fondo la Sua filosofia progettuale. Non credo comunque di essere molto lontano dal vero, almeno spero...

ciao
mc
marco-c

 


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