Storia dello SLOT RACING in Italia (1960/70)



Re: Storia dello SLOT RACING in Italia (1960/70)

Messaggioda Oliviero Lidonnici » 3 giu 2019, 15:30

Vediamo pure un po' di "mostri" della prima metà del 1966 e sempre mossi dal Mabuchi 36 D

143# Renegade scatola.jpg
La "Renegade" 1:24 della Dynamic con la tipica confezione di sapore western

144# Dynamic Renegade 1.jpg
Renegade di Dynamic: carrozzeria in guscio di acetato e ruote posteriori in spugna

145# Dynamic Renegade 2.jpg
Telaio della Renegade: in lega di magnesio, dotato di snodo, con staffe di lamierino di ottone per reggere la carrozzeria.
Trasmissione sidewinder. Non è allungabile ma è possibile variare i rapporti di trasmissione

146# Viper della Classic (ASn°28-14Lug'66).jpg
La "Viper" 1:24 della Classic: inserto tratto dalla rivista Autosprint che provò il modellino in pista decantandone le doti di velocità e tenuta

146#Classic - Viper (scatola).jpg
Scatola della Viper

147# Classic-Viper-.jpg
Carrozzeria in acetato della Viper. Goffa e sgraziata, vorrebbe rappresentare un'ipotetica auto di formula

148# Classic Viper (telaio) .JPG
Telaio della Viper Classic in lamierino di alluminio piegato, motore "in linea", gomme in spugna e pik-up montato su braccetto oscillante. Non allungabile. Nota: il motore montato dalla casa era il CM 360 (da 8 volt, derivato dal solito 36 D con cassa dipinta in arancione: vedi riquadro azzurro) qui sostituito da un motore Strombecker Emi 400

Nota aggiuntiva: il motore Emi 400, utilizzato dalla Strombecker per i suoi modelli era un motorino prodotto in giappone da una ditta concorrente della Mabuchi ed aveva dimensioni (e prestazioni) comparabili col 36 D

149# Bz Batmobile.jpg
La "Batmobile" della BZ. Utilizzava lo stesso telaio in lamierino di acciaio della "Banshee" (che abbiamo visto in precedenza)


La rivista Autosprint (come abbiamo detto) dedicava alcune pagine del settimanale (e anche dei numeri mensili) allo slot, con recensioni dei modelli e cronache di gare, inaugurazioni di "center" e altri eventi inerenti. A luglio del 1966 pubblicò un numero speciale "Automodelli" esclusivamente dedicato al modellismo automobilistico con particolare riferimento allo slot.
Riporto qui due pagine di "Automodelli" di luglio 1966 dedicate ai telai 1:24

150 # autosprint'661.jpg
Tutti i telai 1:24 della prima metà del 1966 (secondo Autosprint)
Si noti che su 12 telai, presi ad esempio, 10 montano cloni del Mabuchi 36D e solo il K&B monta un motore NON giapponese.

Naturalmente vi erano in commercio moltissimi telai differenti. Ogni ditta produceva varianti di modelli base o ne produceva di totalmente nuovi per battere la concorrenza

Esempio:
151# Classic Cheetah .jpg
"Cheeta" della Classic: utilizza la base del telaio della Viper, senza il braccetto oscillante ma con staffe aggiuntive per poter montare differenti carrozzerie di auto sport

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Re: Storia dello SLOT RACING in Italia (1960/70)

Messaggioda Oliviero Lidonnici » 8 giu 2019, 1:52

Anche nei cataloghi e nella pubblicità 1965 e prima metà del1966, vengono privilegiati, per la scala 1:24, modelli dotati di motori derivati dal Mabuchi 36D, mentre il 16 D è impiegato nella scala 1:32.

155# Pubblicità COX 1965.jpg
Pubblicità COX del 1965. Il motore x25O COX era un Mabuchi 36D caratterizzato dalla calotta in plastica nera

156# Catalogo AMT 1966 (ridotto).jpg
Catalogo AMT del 1966

157# Catalogo Revel 1966.jpg
Catalogo Revell del 1966

158# Pubblicità Monogram 1966 .jpg
Inserto pubblicitario della Monogram (1966)

Ma c'è una nuova ditta creata da alcuni appassionati che nel 1965 avevano fondato un team per gareggiare nello slot: avevano idee innovative che nel maggio del 1966 portarono alla realizzazione del telaio a pianale sidewinder mosso dal piccolo Mabuchi 16D.
160#  Russkit (marzo 1966).jpg
Da maggio 1966 vengono proposti i nuovi modelli Russkit

161# Pubblicità CARRERA Russkit.jpg
Dotati di telaio a pianale, in sottile lamierino nervato di alluminio e mosse dal piccolo Mabuchi 16 D (ribattezzato Russkit 22)
Tre modelli di carrozzerie in acetato leggero

162#  motore Russkit 22.jpg
Il motorino Russkit 22, derivato dal Mabuchi 16 D.
In Italia i modelli della Carrera Sidewinder giungeranno già dotati del modello evoluto (Russkit 23) con indotto da 6 Volt

L'arrivo in Italia della Carrera Sidewinder (tra la fine di giugno ed i primi di luglio del 1966) renderà immediatamente obsoleti tutti i modelli basati sul grosso e pesante 36 D.
La rivelazione che il piccolo Mabuchi 16 D (ed i suoi cloni) fosse competitivo nella scala 1:24 portò alla riscoperta di modelli già in produzione da tempo ma sottostimati perchè dotati del piccolo motore: tra questi in particolare citiamo l'Asp della Classic.
Come al solito il sottoscritto arrivò in ritardo. Avevo certosinamente messo da parte risparmi (14.800 £ (x) ) per l'acquisto di un motore Thunder Super 900 (un 36D elaborato da G.F. Ritrosi). Quando finalmente lo comprai, non feci in tempo a montarlo in macchina che ormai tutti in pista giravano con le Carrera Russkit e le ASP della Classic dotati di motori piccoli :-o :evil: (x) (12)
Saluti da Oliviero
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Re: Storia dello SLOT RACING in Italia (1960/70)

Messaggioda Oliviero Lidonnici » 10 giu 2019, 17:57

Estate del 1966: per essere competitivi occorre comprarsi la Carrera Russkit, montarci sopra un motore Thunder 595 (=16D elaborato) e mettere in bacheca le varie COX, AMT, Monogram & Co.
Quindi anche per i motori, il Mabuchi 36D finisce nel cassetto: ora è il momento del piccolo 16D.

164# gara a Rimini (primi settembre 1966).jpg
(estratto dalla rivista Autosprint) Fine agosto del 1966: gara slot a Rimini

Ma come ho detto in precedenza, il successo della Carrera Russkit rivaluterà modelli già in vendita da qualche mese ma inizialmente snobbati, a causa del piccolo motore, considerato erroneamente adatto solo per la scala 1:32
165# Carrera Russkit vs Asp Classic.jpg
Mostri o no, viene rivalutata l'ASP della Classic che viene portata in pista per sfidare la Carrera Sidewinder

Gara a Roma fine Luglio 1966: su 21 concorrenti 16 utilizzano telai Carrera Sidewinder e almeno 2 sono Asp Classic
167# Carrera Russkit e Asp Classic in gara.jpg
(estratto dalla rivista Autosprint n° 31 del 04-agosto '66) Chaparral Russkit in lizza con l'Asp della Classic (vincerà l'Asp)
Ma non tutti i piccoli motori elaborati, reggono allo sforzo e finiscono...in fumo (riquadro in alto)

Cambiano i micromodelli e si moltiplicano le piste in tutta l'Italia:
170# Immagine 63 TORINO 3° Center (De Agostini)(primi di settembre).jpg
(estratto da Autosprint)

I primi di settembre del 1966 Torino inaugura il terzo center cittadino e Autosprint conta 3 a 3. Ma la rivista di motorismo sbaglia poichè Roma in quella data contava quattro "center" inaugurati in questo ordine
1.Dicembre 1965: Model Car Racing Center (MCRC) a Piazza Pio XI, n.31
2 "fine" giugno '66: Micro Racing Model Car (MRMC) a Via Trionfale, 130a
3.(metà luglio?) 1966: Roman Center Model Car a Via Rubicone
4."primi di" agosto '66: Classic Model Car Racing Center di Via Tuscolana, 222
Chissà perchè Autosprint all'epoca trascurò l'inaugurazione delle piste di via Rubicone ma io le ricordo bene e ne ho avuto sicura conferma da un appasionato slottista che ho contattato. Comunque la rivista nel 1967 citerà quella pista nella sezione della "Posta dei modellisti"

171# Immagine 64 TORINO 3° pista ''Aristocrat'' (De Agostini).jpg
La pista "Aristocrat" del centro De Agostini a Torino (il 3°centro torinese)

Si moltiplicano le piste e si moltiplicano anche le ditte che le costruiscono:
200# Immagine 62 pubblicità MODEL RACING (fabbrica in Ancona)Sett.1966.jpg
Una nuova fabbrica: MODEL RACING di Ancona (pubblicità di settembre 1966)

#################################################################################################

COME CORREVAMO......
175# pista generica.jpg
Uomini in giacca e cravatta e le donne con la borsetta immancabilmente poggiata a bordo pista.

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Re: Storia dello SLOT RACING in Italia (1960/70)

Messaggioda Oliviero Lidonnici » 13 giu 2019, 16:26

Non è ancora trascorso un anno dall'inaugurazione della prima pista italiana di slot e quello che sembrava un semplice hobby di importazione, si sta evidenziando come un lucroso affare per gli importatori e le ditte che producono materiali per questo costoso passatempo. In concorrenza con le americane, sorgono in Italia, nuove ditte che producono piste e modellini; molte affermate ditte di modellismo o giocattoli, già esistenti in Italia (ma anche in vari altri paesi europei) convertono la loro produzione per adeguarsi al nuovo hobby, inoltre alla produzione delle ditte ufficiali si affianca quella artigianale da parte di una miriade di elaboratori e costruttori più o meno improvvisati. La concorrenza diventa spietata. :mrgreen:

201# b MODEL RACINGANCONA-Sett.1966.jpg

202# b MODEL RACING (fabbrica in Ancona)Sett.1966.jpg
MODEL RACING di Ancona. (inserti pubblicati a settembre del 1966)

203# Mini Car Raceways di Roma (marzo '67).jpg
MINI CAR RACEWAYS - una seconda ditta che produce piste a Roma (marzo 1967)

205# piste Miniature Gran Prix of Italy.jpg
MINIATURE GRAN PRIX OF ITALY - ditta di Roma che costruisce piste su licenza americana e le distribuisce in tutta l'europa (settembre 1966)

210#Immagine 80.jpg
CAR MINIATURE RACEWAYS s.r.l. - Ditta di Milano


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Re: Storia dello SLOT RACING in Italia (1960/70)

Messaggioda Max 851 » 14 giu 2019, 7:56

Sempre più avvincente questa storia dello slot racing Immagine!
A questo punto però non posso fare a meno di chiedermi, senza con questo voler conoscere in anticipo il finale come in ogni "giallo" che si rispetti Immagine, quali saranno state le cause, dopo un così travolgente successo, della altrettanto rapida scomparsa dei numerosi centri con le loro fantastiche piste.
Escluderei la concorrenza dei videogiochi, come forse si potrebbe pensare, perché mi pare di ricordare che all'avvento di questi ultimi le piste slot erano già scomparse da un pezzo.
Il seguito a Oliviero...
Massimiliano
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Re: Storia dello SLOT RACING in Italia (1960/70)

Messaggioda Oliviero Lidonnici » 14 giu 2019, 15:12

Max 851 ha scritto:....... quali saranno state le cause, dopo un così travolgente successo, della altrettanto rapida scomparsa dei numerosi centri con le loro fantastiche piste......Escluderei la concorrenza dei videogiochi,.
Massimiliano

Una causa la stiamo già trattando ed è appunto la concorrenza. Ma non con altre discipline o diverse attività ma la concorrenza tra le ditte stesse e tra ditte ufficiali ed artigianali. Lo Slot-Racing del '66/'67 è un mostro che divora se stesso. A questo si aggiungeranno altri fatti imponderabili che peggioreranno la situazione.
C'è da rimarcare che non solo in Italia ma anche in America lo slot avrà una flessione (pur senza scomparire del tutto) ma per cause alquanto diverse da quelle nostrane.

LA CONCORRENZA
Nella pubblicità cominciano ad apparire spot alla Carosello tipo: "il mio detersivo lava così bianco che più bianco non si può"

NON acquistate (le altre) micropiste! :-o
211#Immagine 80bis.jpg
SPENDENDO DI - OTTERRETE DI +


La MIA è più veloce della TUA :lol:
214# la mia è piu veloce!.jpg
Non acquistare le altre piste! vieni da noi!


I più rapidi a consegnare e i più seri siamo noi! :D
215#  pubblicità Miniature Gran Prix of Italy.jpg
Soddisfatti o rimborsati!


Dall'inserto sopra traspare l'urgenza della richiesta (Devo aprire al più presto il mio center prima che gli altri mi soffino la clientela)

MINACCE (manco parlassimo di contrabbando di sigarette o superalcolici) (x)
217# ingiunzione (A.S. 31-DEL 04AGO'66).jpg
Ingiunzione: TI MANDO IN GALERA!!!!!

Evidentemente c'era chi cercava di dominare il mercato investendo somme ingenti per accaparrarsi i marchi prestigiosi e temeva il "contrabbando"
Questo ci fa capire l'entità degli investimenti e dei guadagni (almeno PRESUNTI).....Una specie di "Febbre dell'Oro" :mrgreen: Alcune ditte finiranno in bancarotta (vedi Agfa-Treni Favero)
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Re: Storia dello SLOT RACING in Italia (1960/70)

Messaggioda Oliviero Lidonnici » 16 giu 2019, 1:58

Concorrenza naturale tra le micropiste importate dall'America e quelle costruite dalle varie ditte italiane: a Roma, Ancona, Milano...ecc.

220# Model Car Raceways.jpg
Model Car Raceways a Roma

221# Pista del Model Racing di Ancona (a colori).jpg
Model Racing di Ancona

222# ''Severeign 220 ' AMCR.jpg
Pista "Severeign 220" dell'American Model Car Raceways inc.

---------------------------------------------------------------
Cambiamo argomento e accenniamo alle normative.
Già nei primi mesi dell'anno '66 si evidenziò la necessità di uniformare, in base ad un regolamento nazionale, la miriade di modelli, di motori e di telai in circolazione sulle micropiste e che venivano iscritti alle gare.

Verso la fine di giugno del 1966 si costituisce l'E.M.R.A.
227#  (fine giugno 1966 nasce....jpg
L'articolo si riferisce al Micro Racing Model Car (MRMC) di Via Trionfale a Roma

e nella prima metà di agosto dello stesso anno viene compilato e diffuso il regolamento:

228# REGOLAMENTO E.M.R.A. 1-(18agosto1966).jpg

229# REGOLAMENTO E.M.R.A. 2-(agosto1966).jpg

Si può supporre che questo regolamento possa aver indirizzato i produttori (almeno le ditte europee) nella progettazione dei nuovi modelli

Saluti da Oliviero
Allegati
230# beatles-slot-1.jpg
Allegati. Il boom dello slot non fu solo italiano ma coinvolse molti paesi europei. Nella foto: si narra che i Beatles fossero appassionati slottisti
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Re: Storia dello SLOT RACING in Italia (1960/70)

Messaggioda Oliviero Lidonnici » 22 giu 2019, 18:07

Torniamo a parlare dei modelli. Come si è detto, dagli inizi di giugno 1966 la Carrera Sidewinder, Russkit è lo slot vincente (soprattutto nelle gare dei prototipi) contrastato solo dall'ASP della Classic che ha prestazioni quasi analoghe ma l’handicap di essere un modello di fantasia e pure “bruttino”. Tutti i modelli della concorrenza non sono più vincenti, calano le vendite e le varie ditte sono costrette a rinnovare la propria produzione. Si assiste quindi, dopo pochi mesi dalla nascita, all’avvento di una nuova generazione di slot.
Vediamo, come esempio, tre delle maggiori ditte di slot dell'epoca: Monogram, Revell e COX. La Monogram, seguendo le orme della Russkit, abbandona i suoi tradizionali telai con la trasmissione in linea e passa a quella sidewinder. Anche per le carrozzerie si cambia: acetato al posto del polistirolo, rinunciando al realismo del modello per ridurne il peso ed abbassare il baricentro. Inoltre vengono montate, di serie, le gomme in spugna che sono diventate praticamente indispensabili nelle gare.
231#  Monogram sidewinder AS29 del 21-7-'66.jpg
La rivista Autosprint è sempre il punto di riferimento del settore e presenta le novità (A:S. n°29 del 21/071966)

Il nuovo telaio Monogram è un buon passo avanti rispetto alla precedente produzione: è più semplice e robusto, basso di baricentro ma non abbastanza per competere col bassissimo telaio a pianale Russkit. Ma l'errore maggiore è nel mantenere il pesante motore 36 D
232# Telaio Monogram sidewinder.jpg
Il nuovo telaio Monogram: si noti come in questo vecchio telaio, il proprietario abbia incurvato in basso gli attacchi della carrozzeria per cercare di abbassare il baricentro del modello: siamo ancora lontani dall'efficienza del pianale della Carrera Russkit

Anche la Revell (primi di agosto '66) segue una strada molto simile a quella Monogram: trasmissione sidewinder e carrozzeria in acetato e purtroppo anche l'ingombrante (e ormai inutile) motore 36D. Si distingue però per la stravagante asimmetria longitudinale del telaio:
233# TELAIO Revell (agosto '66).jpg
Questo telaio ha pure un altro (inammissibile) difetto: il motore in posizione fissa (come nella vecchia Lotus 40 della COX) che non permette di variare i rapporti di trasmissione (pignone corona) e quindi di montare motori elaborati.

Il riferimento ad Indianapolis dell'articolista è cosa a dir poco peregrina: nell'Ovale americano si gira sempre nello stesso verso quindi in quel caso un telaio asimmetrico ha una precisa ragione in essere ma le piste slot del 1966 non sono semplici ovali e non tutte hanno lo stesso senso di marcia..... (x)
Comunque sia, riporto la notizia di una vittoria del telaio Revell in una gara di modelli di serie.
234# Revell alla 4 ore di Roma.jpg
Nelle gare con modelli di serie (come qualche mese prima sapeva fare la Lotus 40 COX) questa Revell pare vincente.....

Non ho fotocopiato l'intero articolo ma in base alla classifica vedo che la Revel vincente ha guadagnato 64 giri sulla seconda ed essendo un inguaribile sospettoso mi chiedo: "E se il modello fosse stato leggermente elaborato(*) e gli organizzatori non se ne sono accorti?......"
Dopo la Revell si sono classificati tre telai Russkit e la seconda Revell in gara è giunta solo quinta a ben 132 giri (su un totale di 1123) dalla vincitrice.
Comunque sia il telaio Revell poteva gareggiare nelle gare con modelli di serie ma nei prototipi non c'era storia.
Nota(*) Si può aumentare il numero di giri (rpm) di un motorino a C/C semplicemente anticipando il collettorre (=ruotandolo di 10/15° in direzione del verso di rotazione) ed avvicinando i magneti, semplicemente interponendo uno o due strati di nastro adesivo tra cassa e magnete. Queste due semplici operazioni aumentano i giri del motore senza che ci sia un sostanziale aumento dell'assorbimento che, i giudici di gara, potrebbero giudicare irregolare. Per increnentare ulteriormente i giri del motore si potrebbero ridurre gli avvolgimenti togliendo un certo numero di spire di filo di rame. Questa operazione però aumenta l'assorbimento. L'eventuale elaborazione doveva comunque essere minima anche perchè se fosse stata troppo accentuata si sarebbe presentato l'inconveniente di dover cambiare i rapporti di trasmissiore, cosa che in quel modello Revell non era possibile.

Anche la COX che era stata supervincente con la sua Lotus 40 deve evolvere ma non vuole rinunciare alla (eccellente) qualità modellistica dei suoi slot e continua a produrre (bellissime!) carrozzerie in polistirolo rigido.
235# Cox Ferrari Dino modello.JPG
Dino Ferrari 1:24 della COX - Nel riquadro in alto a destra l'annuncio pubblicato su Autosprint (18 agosto 1966)

236# Cox Ferrari Dino scatola 01.JPG
Dino COX, venduta in scatola di montaggio con due diverse carrozzerie (coupè e spyder)

Il telaio mantiene l'impostazione di quello della Lotus 40 ma viene montato il piccolo motore 16 D (come Russkit) e questa volta dotato di slitta scorrevole che permette di variare i rapporti e quindi di utilizzare motori elaborati
237# Cox Ferrari Dino telaio 2.JPG
Il nuovo telaio COX col motore 16D regolabile

Anche questo bellissimo modello non può battere la Carrera Russkit: questo telaio è previsto solo per le carrozzerie in plastica rigida della COX quindi non si possono usare i leggerissimi gusci in acetato. Per tutto il 1966 le gare vedono sole al traguardo, le Russkit (e qualche ASP)
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Re: Storia dello SLOT RACING in Italia (1960/70)

Messaggioda Oliviero Lidonnici » 30 ago 2019, 23:27

La fine dell'anno 1966 vede la brusca fine dell'egemonia, prima del telaio Carrera Russkit e subito dopo del motore Mabuchi 16 D (che solo pochi mesi prima aveva già reso obsoleto il motore 36 D). Vengono infatti messi in commercio due nuovissimi prodotti del tutto innovativi: LA CUCARACHA della COX ed il motore D 26 di Mabuchi.
La Cucaracha in scala 1:24 è un modello di fantasia realizzato con una filosofia costruttiva del tutto nuova per la Cox: abbandonata la trazione sidewinder e il telaio in lega di magnesio, il nuovo modello presenta un inedito telaio snodato, in lamierino di alluminio, fustellato e nervato, col motore 16 D posto in linea, ruote anteriori montate su cuscinetti a sfere e gomme con battistrada ridottissimo. Le ruote posteriori sono larghe e ricoperte di gomma spugna morbida con l'asse munito di cuscinetti a rulli. La carrozzeria di forma schematica è in plastica leggerissima ed indeformabile e si blocca al telaio ad incastro senza bisogno di viti. Altrà novità è il pik-up dotato di un gancio che tiene un elastico che contrasta la sbandata in curva del modello.
240# CUCARACHA pubblicità.jpg
Inserto pubblicitario della Cucaracha COX.

241# Cox Cucaracha scatola.JPG
Il coperchio della confezione col disegno del modello

243#-COX-Cucaracha.jpg
Il modello originale: le ruote di diametro ridotto e la carrozzeria limitata in altezza, determinavano un bassissimo baricentro

244#-COX-Cucaracha-Chassis .jpg
L'innovativo telaio snodabile de LA CUCARACHA. Le ruote posteriori in spugna soffice di gomma e le anteriori invece in gomma dura con battistrata ridottissimo (Nota purtroppo le gomme posteriori del modello della foto non sono originali e manca l'elastico del pik-up)

242# Scatola Cucaracha COX.jpg
La scatola del modello

La Cucaracha COX era venduta montata al prezzo di 14.500 £
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Re: Storia dello SLOT RACING in Italia (1960/70)

Messaggioda Oliviero Lidonnici » 5 set 2019, 17:50

Ma parallelamente alla "frenetica" evoluzione dei modelli slot 1:24 da competizione, si sviluppa un mercato di accessori dedicati, sempre più sofisticati. Tutti i "center" slot, dotano le le grandi piste di contagiri elettronici e vengono poste in commercio apparecchiature per calcolare la velocità dei modelli e l'assorbimento (in ampere) dei motorini (sempre più elaborati).
Dalla rivista Autosprint dell'epoca, riporto questo ritaglio che descrive uno di questi apparati:

250#- Amperometro da slot.jpg
Estratto dalla rivista Autosprint (autunno 1966)

Con i modelli si evolvono anche i pulsanti (telecomandi) di guida:
251# Pulsanti anni60-70.jpg
Esempio di diverse tipologie di pulsanti (per piste casalinghe- varie scale)

Solitamente ogni ditta che produceva modelli slot proponeva un suo pulsante ma per le piste "professionali" uno dei più diffusi era il COX Mark III
252# Pulsante COX Mark3.jpg
Il pulsante COX Mark III era strutturato per essere regolato dal dito pollice. All'interno era posizionata la resistenza variabile da 25 ohm che, con l'uso scaldava in modo spiacevole l'impugnatura. Questo modello verrà presto superato.

253# Pulsante Russkit.jpg
Di diversa filosofia " a pistola" il pulsante della Russkit era dotato di una sorta di grilletto da usare col dito indice (o con il medio a seconda dei gusti). La resistenza era posta nella parte superiore e quindi l'impugnatura non si scaldava.

I suddetti pulsanti, dotati di resistenze variabili di circa 35-25 ohm (probabilmente) erano stati inizialmente progettati per i modelli di serie e l'elaborazione sempre più spinta dei motorini li rese presto superati in gara, costringendo le ditte a produrre nuove versioni, sempre più sofisticate dei pulsanti di guida.
254# PULSANTI COX evoluzione.jpg
Il Cox Mark III aveva la resistenza da 25 ohm. Venne presto sostituito dal Mark IV(-V) con resistenza da 15 omh e dopo pochi mesi dal Mark VII con resistenza da 7,5 ohm ed inoltre dotato di un sistema regolabile di frenatura.

Ma torniamo alle macchine ed ai motori: l'inizio del 1967 vede il predominio de La Cucaracha COX e del nuovissimo motorino Mabuchi D 26.
264# motore D26..jpg
Il nuovo motore D 26 come misure era intermedio tra il grande 36 D ed il piccolo 16 D e presentava una grossa novità: le boccole erano state sostituite da scorrevolissimi cuscinetti a sfere.

266#Motori Mabuchi D26.jpg
Confronto dimensionale tra un 16 D (ad es. tipo Russkit 23 della Carrera) col nuovo D26

Il nuovo D26, di serie era già abbastanza veloce, essendo avvolto con filo smaltato da 0,25 (sezione generalmente superiore agli avvolgimenti dei motorini precedenti) e si poteva elaborare facilmente semplicemente riducendo di 20 spire ognuno dei tre avvolgimenti del rotore). Tutti i precedenti motori vennero "immediatamente" (x) messi da parte e sostituiti col nuovo Mabuchi.
Anche la nuovissima nata in casa Cox subì subito la modifica:
267# Cuca con D26.jpg
Estratto dalla rivista Autosprint (gennaio 1967) che mostra come modificare La Cucaracha sostituendo il 16D di serie, col nuovo D26.


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