Ultimamente i messaggi si sono susseguiti ed affastellati, concernendo molteplici aspetti ed esemplificazioni di vari casi riferiti al complesso problema delle "imitazioni", "copiature", "clonazioni"....o come le volete chiamare (...ma alla fine io vedo ben poche distinzioni tra un concetto e l'altro...), per cui mi è difficile dare una risposta specifica per ciascuno degli aspetti trattati.
Oliviero Lidonnici ha scritto:Purtroppo continuo a non condividere il metro che usate per stabilire se un modello è clonato o meno
In virtù di quanto emerso ultimamente, non so neppure se vi sia ancora un "metro" per stabilire alcunchè....
Anche Rivarossi che pareva essere stata "imitata", pare invece ora doversi annoverare nella schiera degli "imitatori"...
tanto che nell'esempio proposto da Oliviero
download/file.php?id=29216&mode=viewdel "gondola" Pennsylvania di Varney, la copiatura-imitazione-clonazione mi pare senza dubbi posta in essere da RR ai danni della americana.
Anche il caso dei "bobber caboose" mi pare doversi mettere nello stesso solco.
Personalmente poi ritengo che possa rientrare nel concetto di copiatura-imitazione-clonazione anche il caso delle livree e scritte diverse, essendo più che sufficienti le forme, "l'idea" e gli stampi" a "goccia d'acqua".
E la cosa è ancor più manifesta, quando si vedono, come nei vari esempi ultimamaente portati, somiglianze e specularità assolute anche in tante particolarità dei telai e dei sottocassa, nei modi di incastro, nei sistemi di fissaggio dei carrelli e degli organi di aggancio e in tanti altri particolari costruttivi "nascosti" o di minore rilievo.
Continuo a ritenere che se due ditte si pongono in competizione in contemporanea sullo stesso modello dallo stesso prototipo, in maniera pienamente autonoma, ( ammesso e non concesso che possano disporre sempre della medesima identica documentazione "di partenza"), il risultato, pur con le stesse dimensioni e proporzioni non potrà essere assolutamente identico, speculare, sovrapponibile e con le stesse caratteristiche costruttive, come i troppi esempi che si sono visti.
E non parlo solo delle inevitabili differenze che ci sarebbero tra le livree e le scritte, le tonalità di colore ecc., delle due ipotetiche concorrenti...
Quindi, secondo me, non scrimina l'imbroglione il fatto di aver astutamente modificato qua e là sullo stampo qualche bullone, quando comunque l'idea generale sia ispirata all'opera ed al modo realizzativo altrui, anteriore nel tempo.
Se poi non c'è imbroglio perche in realtà c'era stato "accordo" è questo un fatto diverso che non modifica quanto premesso, ma lo avalla.
Anzi, a questo proposito, proprio il fatto che per decenni, fabbricanti sparsi in ogni parte del mondo abbiano realizzato gli stessi identici ( salvo particolari infinitesimali, sostanzialmente trascurabili ) carri e veicoli ferroviari, a fronte dell'enorme parco ferroviario a loro disposizione per realizzazioni veramente autonome e originali, mi induce sempre di più a ritenere che alla base vi siano state vere e proprie intese tra i vari costruttori ( come ventilato anche da parte di altri ) per ampliare il novero dei modelli di ciascuno, con lo sforzo tecnico e materiale ed onere finanziario minore possibile...
A questo punto comincio anche a ritenere che con la cessione in uso di uno stampo, passasse anche il "corredo" di tampografie e scritte utili a rifinire determinati modelli.
Nno so come si realizzano ora nè come si realizzavano allora gli "stampi" originali delle tampografie, in che materiali erano fatti, quali erano i processi per realizzarli e le modalità di utilizzo di essi, ma quello che ho visto di recente nei vari esempi di carri postati, è la assoluta identicità per forma, proporzioni, posizione delle varie scritte e lettere, marchi, stemmi, che formano quelle tampografie.
Qualcuno magari dirà (...io non lo so assolutamente...) che non era nè difficile, nè costoso realizzarle in proprio.
Bene, a parte la ricorrente identicità assoluta di forme e linee di quelle scritte, cosa non probabile se derivante da una realizzazione autonoma e non "ispirata" ( in qualche modo anche solo dalla visione di un esempio concreto...), anche se qui ci troviamo in ambito di realizzazioni e lavorazioni "industriali".
viene da chiedersi perchè se era così facle realizzxarle, non ne venivano fatte almeno parzialmente diverse, cercando di realizzare qualche prototipo "gemello".
Non credo affatto, anche in questo caso, che non vi fosse ampia documentazione disponibile e plurimi esempi ai quali ispirarsi.... eppure così tanti casi di carri identici negli stampi e nelle decorazioni...
Non credo poi che le varie Case modellistiche basassero le loro ricerche solo su riviste quali Model Rail Roader e similari e su qualche tavola da esse pubblicata.
Quelle informazioni potevano andare bene per i modellisti, gli appassionati che volevano cimentarsi in qualche autocostruzione "casereccia", non certo per delle industrie.
Non credo certo che le varie Compagnie americane fossero restie a fornire materiale e documentazione.
Anzi credo proprio il contrario: infatti vedere il proprio nome riprodotto in qualche modello era anch'esso un bel veicolo pubblicitario, che di certo non poteva essere sgradito a dei soggetti privati in competizione tra loro...
Visto che ne ho accennato, richiamo quanto postato da Oliviero circa la pubblicazione di tavole e quote progettuali di caboose SantaFè su Model Railroader:
download/file.php?id=29227&mode=viewSe ci si fa caso, mancano ad esempio immagini, quote e dettagli del telaio e del sottocassa.
Poteva una Casa modellistica prescinderne ? Certamente no, mentre un appassionato..."si arrangiava".
E ancora si noti:
le finestre del prototipo reale che si vede in fotografia, appaiono molto più "a filo carrozzeria" rispetto alle finestrature che si vedono sui vari modelli (RR compresa), che anzi sono abbastanza incavate verso l'interno rispetto al prototipo vero; inoltre nessuno sembra metter i vetri....che pur al vero c'erano !!!
Orbene, nessum fabbricante, per decenni, ha sentito l'esigenza di adeguare la sua opera a quei particoari "veri".
Nessuno si è industriato (...visto che si stava "tecnicamente sfrorzando" in una propria creazione autonoma, con tutto ciò che concerne questa cosa in fatto di costi...), per cercare di trovare una nuova modalità costruttiva, che rendesse più veritieri e più "fedeli" al prototipo quei particolari...!!
Nessuno che ad esempio abbia pensato di realizzare il modello in plastica trasparente, dipingendo poi il modello e realizzando così i vetri "a filo carrozzeria".
Viceversa tutti, per decenni, realizzano gli stessi tipi, con le stesse modalità degli altri...
Oliviero Lidonnici ha scritto:Le strategie di mercato sono oscure anche oggi e qui parliamo di cose avvenute circa 70 anni fa. Ricordiamo che il potere contrattuale di RR in quel momento è vicino allo zero. RR si limita a "mettere in mano" a Polk i suoi modelli e sta a guardare aspettando di entrare nel gioco. Polk gestisce il mercato e vende indifferentemente prodotti di Varney, di Mantua, Atlas, RoundHouse e tanti altri compreso Marklin e Fleischmann. Potrebbe essere stato un accordo di mercato tra vari marchi che sotto la regia di Polk si sono scambiati gli stampi per ampliare a costi inferiori la propria produzione. Non sapremo mai esattamente cosa è successo.
Questo discorso è assolutamente condivisibile e mi sembra di aver espresso analoghi concetti anche in precedenti messaggi e discussioni che toccavano analoghi temi.
A proposito proprio di AHM, poichè viene evidenziato il suo ruolo centrale nel rapporto plurimo e contempioraneo o viceversa alternato nel tempo con le varie Case modellistiche sopra citate ( praticamente tutte...!), si potrebbe ipotizzare che l'identicità non solo di modelli e stampi tra le varie Marche, ma anche l'identicità di livree e scritte, possa derivare dal fatto che la proprietà di quegli stampi e di quelle "vesti" dei modelli ( livree,simboli,scritte ), fosse proprio di AHM, che tra l'altro aveva l'esigenza di non variare tipo di modello o di livreea o anche di scritte e numeri, se si trovava nella necessità di cambiare "ditta appaltatrice", anche per non "disorientare" in continuazione la clientela e dover stravolgere i propri cataloghi ad ogni modifica di "partner" contrattuale...
Infine:
Max 851 ha scritto:A proposito, in tutta questa girandola di cloni, imitazioni e stampi passati di mano, ma perché secondo voi i bobber caboose RR "moderni" (ERIE e READING) erano diversi nello stampo della cassa da quelli "western" V.&T.R.R. e simili (parlo della presenza o meno delle lanterne, o fanali che siano, sul lucernario)?
E' quello che mi sono sempre chiesto anch'io...!
Scusate se sono stato troppo prolisso.
Un saluto a tutti.
Riccardo.