La scala di Rivarossi: una gatta da pelare



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Re: La scala di Rivarossi: una gatta da pelare

Messaggioda Garfield » 7 ott 2009, 18:37

concordo ottima soluzione le tre opzioni
Angelo S Giusti
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Re: La scala di Rivarossi: una gatta da pelare

Messaggioda bisoglio » 7 ott 2009, 18:43

La classificazione delle scale va benissimo...

Per Giorgio, ottima la cosa di raggruppare le loco per tipo... ho solo una perplessità..
Che ordine hai seguito per disporre i vari gruppi in sequenza?

Perché io forse vedrei bene un ordine più o meno temporale rispetto alle date di produzione RR o di effettiva "vecchiaia di circolazione" delle loco reali (metterei ad esempio le E453 verso il fondo in quanto più recenti rispetto alle altre oppure ad esempio porterei per prima la E626 vicina alle 424 e così via, ma sicuramente avrai seguito invece un criterio che mi sfugge...
Mi scuso in anticipo per la mia ignoranza......
Ciao!!

Paolo
bisoglio

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Re: La scala di Rivarossi: una gatta da pelare

Messaggioda Giorgio » 7 ott 2009, 21:18

Il criterio è estremamante empirico: + o - per rodiggio.
Le BoBo 424,434,444,454 ed affini, poi 2BoBo2 428, ecc.
Effettivamente la 402 andrebbe all'inizio ma visto che è molto piu moderna delle altre l'ho messa quasi in fondo. Potrei metterla dopo la 454.
Giorgio

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Re: La scala di Rivarossi: una gatta da pelare

Messaggioda Massimo » 8 ott 2009, 8:00

come spesso capitava in RR alcune quote, otticamente rilevanti, venivano giustamente rispettate. Ciò generava però una sgradevole sensazione nell'analisi complessiva del modello. Spesso appariva troppo basso (se veniva alterata la larghezza) o troppo alto (se veniva proporzionata l'altezza alla larghezza) ed infine troppo "grosso" se veniva ridotta la lunghezza. Giorgio ricorderà certamente l'osservazione che ci fece Alessandro Rossi nel ricordarci come un certo modello, correttamente riprodotto dallo stampista, fu alterato "di proposito" perchè a Rossi quel dato volume risultava troppo poco influente ad una visione complessiva (22) .
E' il lato oscuro della Benemerita ma dobbiamo affrontarlo senza alcun timore (ed è forse per questo che ci piacciono così tanto!).
Dunque il 646 o il 428 che Giorgio menzionava potrebbero essere corretti in lunghezza ma non nelle altre tre quote. Dovrebbe essere classificato "SI".
Io posseggo due carrozze letti tipo P: una RR ed una in perfetta scala di altra marca.
Lunghezza cassa: uguale
Altezza e larghezza cassa: alterate
Altezza dal pf: alterata
(...e le alterazioni hanno come unità di misura il mm e non i decimi di mm...)
Dunque ancora "SI"
Lo stesso dicasi per la bisarca, di recentissima discussione in questo forum.
Massimo

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Re: La scala di Rivarossi: una gatta da pelare

Messaggioda Talgo49 » 8 ott 2009, 15:49

Ho la sensazione che questo sia l'argomento più importante aperto finora sul forum e non nascondo che stò ancora riordinando le idee, visto anche i numerosi ed interessanti spunti che ha già aperto. Partendo dall'inizio mi sembra che i binari su cui procedere siano due: il primo riguarda come procedere ad una catalogazione sistematica su RM del materiale rotabile non americano ed il secondo su quali siano i parametri per definire "in scala esatta" un modello. Riguardo al primo punto, premesso che non sono certo un esperto, penso che forse la procedura migliore sarebbe un compromesso tra tipo di modello e la sua evoluzione nel tempo; la scala andrebbe ovviamente citata ma non dovrebbe essere un elemento identificativo per una categoria di modelli.
Circa la discussione sulla scala temo che non vi siano, soprattutto nel caso di Rivarossi, elementi certi per definire se un modello è o non è "in scala". Il recente quesito di Giorgio sulla 428 e la relativa risposta di Massimo esemplificano chiaramente come non esista nenche per la 1/80 una "scala perfetta". Ciò che intendo dire è che se, correttamente, un modello si può definire "in scala perfetta" se rispetta le proporzioni dell'originale in ogni direzione, allora ben poco della produzione Rivarossi (e non solo) risponde a questo requisito, indipendentemente dal fatto che la scala sia, genericamente, 1/80 o 1/87.
Vista la mia innata vena di sadismo vorrei complicare le cose introducendo un elemento finora trascurato nel discorso sulla scala, cioè il diametro delle ruote e l'altezza del relativo bordino; viste le dimensioni ridicole di alcune ruote, ad esempio le mini ruote dei vagoni americani, o certi bordini tipo affettatrice di salumi di alcune locomotive, penso che anche questo sia un importante elemento di valutazione, soprattutto per quanto riguarda le vaporiere.
Ribadisco che queste sono solo mie considerazioni di carattere personale che necessitano certo di approfondimenti futuri.

Ciao
Gianni
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Re: La scala di Rivarossi: una gatta da pelare

Messaggioda Massimo » 9 ott 2009, 8:44

in scala esatta RR ha prodotto molto (poco però se riferito alla scala 1/80 o 1/80ibrida); cito a memoria:

le carrozze e bagagliai anni '50, la e321 e relativo booster, le loco tedesche, la loco da manovra svizzera Ee 3/3, la splendida CC7107, la e454, le "littorine" Aln 556, quasi tutto (o tutto) il materiale americano, motore e rimorchiato, le carrozze CIWL (con pochissimo scarto solo in altezza, secondo me tollerabile), le tramogge a carrelli, in scala N e O tutto,probabilmente tutti gli edifici...

si tratta, come già detto, di stabilire le chiavi di lettura delle tre scale.

ciao
Massimo

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Re: La scala di Rivarossi: una gatta da pelare

Messaggioda Talgo49 » 9 ott 2009, 9:30

La chiave di lettura non può essere altra che la tua. Mi piace molto la sigla SRR per la 1/80, dice tutto (7) (7)

Gianni
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Re: La scala di Rivarossi: una gatta da pelare

Messaggioda Talgo49 » 14 ott 2009, 9:52

Mi permetto di aggiungere alcune considerazioni del tutto personali su come si potrebbero ordinare sia le locomotive che i carri.
- Anzitutto sarebbe importante illustrare l'evoluzione, sia tecnica che estetica, che i vari modelli hanno avuto; vi sono modelli ad es. il carro CLtm/2009, che sono rimasti in produzione per decenni. Oppurre il carro CPoz/g/2015 che è partito con i carrelli americani per poi evolversi radicalmente.
- Forse si può individuare una categoria apposita per i modelli della prima ora, cioè quei modelli che avevano caratteristiche costruttive (es. i respingenti metallici) che hanno caratterizzato la produzione fino a circa metà degli anni '50.
- Non dimentichiamo la distinzione tra serie rossa e serie blu.
Voi cosa ne pensate?

Gianni
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