Il mio plastico giapponese - MANGARAHARA



Il mio plastico giapponese - MANGARAHARA

Messaggioda FastFranz » 9 giu 2015, 17:18

Ciao,

Un italiano che si "applica" ad un plastico giapponese è raro (unico?) se poi il citato italiano (ovvero io) vive in Africa le stranezze aumentano, Sia come sia era da tempo che pensavo ad un tale plastico ma solo con il trasferimento in Africa si sono verificate le condizioni per ... (anche se, come contraltare, quasi tutto ciò che serve viene dall'Italia ed è arrivato qui, con pazienza infinita, rientrando dai miei viaggi in Patria). Quindi:


PREMESSA “FERMODELLISTICA”: Dopo tanti anni una cosa mi è chiara: un (buon) plastico inizia con la progettazione, preparando la partenza per l’Africa mi è stata subito chiara la sua antitesi: NON potevo progettare nulla, NON sapevo cosa avrei trovato laggiù e dovevo quindi partire, dall’Italia, con delle “scorte”: ho riempito quattro scatoloni di materiale ENNE e li ho infilati nel container. Il nostro container (40 piedi) pesava – come da documenti di navigazione – sei tonnellate (!!!) e conteneva, praticamente, casa nostra: mobili, suppellettili, piatti, stoviglie, bicchieri, elettrodomestici, due piccole moto ed un Mitsubishi Pajero sette posti (che, da solo, pesa due tonnellate): le scatole dei miei trenini erano, quindi, una inezia ...

ALL’ARRIVO: Vista la situazione i punti cardine sono stati due: trazione analogica e semplicità (di progetto e di realizzazione), niente voli pindarici. L’ossatura sarebbe stata quindi stata kit Kato V11 (una sorta di “doppio ovale” schiacciato con curve lievemente rialzate all’esterno).

Infine: un giorno, sperabilmente, il plastico tornerà a Roma quindi la solidità (di trasporto) era/è requisito fondamentale (il legno è una delle poche cose disponibili in abbondanza ed a prezzi relativamente contenuti) il punto è stato affrontato realizzando una sorta di “scatolone” privo del lato frontale su cui, al momento opportuno, monterò una sorta di “L” rovesciata per chiudere il tutto, sei gambe completano la struttura (mt 270x0,90) in legno pieno e pesante un’esagerazione. Le sei gambe sono amovibili e – in caso – sacrificabili lasciandole qui.

La mia idea – inseguita dal lontano 2008 quando mio fratello mi riporto il primo convoglio al suo ritorno dal Giappone! - era quella di realizzare un “anello da velocità su cui lanciare gli Shinkansen, ed ecco la prima deroga: al vero questi treni impegnano solo linee su viadotto che io, per i noti fatti, non posso permettermi di realizzare. Decido di concedermi tale licenza poetica e proseguo per, subito dopo, incocciare altro problema: stante le sue dimensioni uno Shinkansen dovrebbe sostare a “tappe” (leggi un pezzo alla volta), impensabile! Rettifico il tiro e opto per una linea tradizionale: in fondo potranno viaggiarci il Super-Cargo MD250, il Sunrise Express e i treni locali (DMU e EMU). Poi, con un po’ di molta di fantasia, i “Bullet Train” andranno lo stesso, ma non faranno soste alla mia stazione ...

Posiziono – quindi -i binari evitando (a me non piacciono) tratti paralleli al bordo ma per la sporcatura mi limito ad un lavaggio fatto con acqua ed acrilico nero ed una successiva passata di trasparente (spray) opaco. Meglio di niente ... A questo punto l’ambiente inizia a crescere attorno alla ferrovia:

 Nasce un tempietto shintoista, tali costruzioni sono comuni, in Giappone, e segnalano liingresso ad un’area ritenuta sacra.

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 Sul lato opposto ho posizionato un lungo ponte (per "spezzare" la monotonia del fondo, il cielo è un pò troppo scuro ed uniforme).

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 La prima fabbrica ha iniziato la sua attività. I muri di contenimento (dietro) che ho cercato di realizzare sono risultati inguardabili per cui, col passare del tempo, sono stati ricoperti dalla rigogliosa vegetazione della zona.

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 La linea tramviaria cittadina consta (armamento Fleischmann) consta di una linea PaP (ad "Y") che collegherà le due fabbriche e, sull'altro tronco porterà i tram al punto manutenzione. La centrale elettrica (sottostazione locale) inizia infine a fornire energia alle fabbriche ed al centro abitato.

 La stazione secondaria (sul retro del plastico) ha preso forma e verrà usata, in alternativa alla strada, dal personale che deve raggiungere la centrale elettrica.

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 Anche il centro abitato inizia a svilupparsi: il palazzo centrale più alto e quello con gli angolari blu sono autocostruiti, Io ne sono soddisfatto.

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 In Giappone "nuovissimo" ed "arcaico" convivono da sempre, quindi anche qui ci sono delle piccole case tradizionali, negozietti e bar, specie nella zona dove la città si “scioglie” nella campagna. Col tempo il loro numero crescerà.

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 La seconda fabbrica sarà una sede distaccata della Kagata Corporation: NON fatevi trarre in inganno dal nome, esiste davvero!!! http://www.kagata.co.jp. Bloomberg riporta trattarsi di una (grande) azienda attiva nel settore delle costruzioni infrastrutturali (autostrade, porti, aeroporti). Io, molto più semplicemente, non ho resistito all'assonanza ...

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Le aree di parcheggio delle fabbriche si riempiono (alcuni dei rimorchi sono in cartoncino, stampati con una “ink-jet” basandosi su prototipo a suo tempo scaricato su un forum che si occupa specificamente di ENNE).

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Una piccola officina auto ha iniziato la sua attività specializzandosi, come recita l'insegna in vetture Toyota e Daihatsu.

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L’ultimo, si fa per dire, passo è la costruzione, con solerzia tutta nipponica, della stazione: la situazione (es.: materiale a disposizione) richiede una grande adattabilità e vedute assai ampie ma il risultato mi soddisfa. Il FV era previsto fosse, in origine, un centro commerciale: come stazione trovo l'edificio plausibile (oltre ad essere l'unico in mio possesso) e faccio – senza troppi problemi – di necessità virtù. Le pensiline – lungo la piena linea - furono, a suo tempo, costruite a Roma mentre tutto il resto è un "compositum" di carta, cartoncino, poco polistirolo (perchè qui costa uno sproposito), differenti nastri adesivi, colle e ... impicci vari.

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Questa foto è per gli "informatici", quale io sono stato per venti anni, sino a ...: NOT available on the APP Store.

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E si potrebbe continuare ma preferisco lasciare spazio ad una foto di insieme.

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Chiudo con una veloce menzione sul traffico in essere sul plastico che risulta essere molto semplice: sulle due linee di corsa, ad avanti/indietro. Sulla linea operano (in Giappone i treni circolano a sinistra) convogli locali destinati ai servizi pendolari, convogli merci (tra cui spicca il treno veloce, destinato stavolta alla movimentazione container, MD250), vi transitano anche alcuni “treni notte” (come il Sunrise Express) e, di quando in quando per improvvise necessità o deroghe, ci sono saltuari passaggi (a velocità di conserva) di Shinkansen.

Sulla linea tramviaria urbana operano vetture “Portram” che collegano le due fabbriche (tra di loro ed alla stazione) e che, di tanto in tanto, sostano nella apposita rea di manutenzione.

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Alla prossima ... horse

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Ultima modifica di FastFranz il 9 giu 2015, 17:35, modificato 2 volte in totale.
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Re: Il mio plastico giapponese.

Messaggioda FastFranz » 9 giu 2015, 17:23

Ciao,

Ed ora qualche immagine dinamica. I commenti sono in inglese perché i videoclip sono, principalmente, dedicati ad un forum "giapponofilo" dove, naturalmente, si parla inglese.



Traffico ferroviario intenso a Mangarahara.



Partenze, dalla stazione di Mangarahara



Traffico pendolare a Mangarahara

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Re: Il mio plastico giapponese - MANGARAHARA

Messaggioda Oliviero Lidonnici » 11 giu 2015, 0:14

Splendido!
Molto realistico e particolareggiato nonostante le dimensioni contenute (46)
applause1 applause1 applause1 applause1 applause1 applause1

Saluti da Oliviero
Oliviero Lidonnici

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Re: Il mio plastico giapponese - MANGARAHARA

Messaggioda FastFranz » 11 giu 2015, 10:43

... nonostante le dimensioni contenute.


Beh, consideriamo che si tratta di scala enne, sono comunque mt 2,70x1,00 ;-)

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